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Negli anni ’80 la televisione era un caleidoscopio di telefilm che sapevano intrattenere senza troppe pretese, mischiando azione, ironia e un pizzico di fantasia. Tra questi, uno dei titoli che ha lasciato un segno, pur senza diventare una leggenda come Supercar o A-Team, è sicuramente Riptide, serie americana che ancora oggi molti ricordano con affetto.
Il suo fascino stava in un equilibrio semplice: avventure investigative, una location suggestiva e un trio di protagonisti che funzionava alla perfezione. Ma quanti oggi si ricordano davvero del telefilm Riptide?
La serie raccontava le vicende di due ex militari, Cody Allen e Nick Ryder, amici di lunga data che, finita la carriera nell’esercito, decidevano di aprire un’agenzia investigativa privata a King Harbor, nella baia di Los Angeles. Ad aiutarli nelle indagini c’era Murray “Boz” Bozinsky, un genio dell’informatica un po’ impacciato, ma con un cervello straordinario.
Insieme formavano un trio insolito ma irresistibile: l’azione fisica di Nick, il carisma di Cody e l’intelligenza fuori dagli schemi di Murray. Una formula che garantiva sempre ritmo e colpi di scena, con storie che mescolavano crimini, misteri e tanta ironia.
Riptide andò in onda dal 1984 al 1986, per un totale di tre stagioni e 58 episodi. In Italia arrivò qualche anno dopo, quando le reti private cominciavano a importare massicciamente telefilm americani.
Era un prodotto che rispecchiava perfettamente l’atmosfera televisiva dell’epoca: colori vivaci, musica rock di sottofondo, inseguimenti spettacolari e un’idea di “amicizia virile” molto in linea con il decennio.
Molti lo ricordano non tanto per le trame (spesso leggere e autoconclusive), quanto per i dettagli iconici che lo rendevano diverso dagli altri.
Uno degli elementi più amati della serie era la barca Riptide, attraccata stabilmente al porto e trasformata in quartier generale dai protagonisti. Non meno celebre era l’elicottero rosa shocking, affettuosamente chiamato Screaming Mimi, che dava alle missioni un tocco surreale e subito riconoscibile.
E poi c’era l’inseparabile computer di Murray, un concentrato di tecnologia anni ’80 fatto di schermi verdi, comandi complicati e un’idea ingenua ma visionaria di quello che sarebbe stato il futuro digitale.
Questi dettagli sono rimasti impressi nella memoria collettiva, perché rappresentavano perfettamente il modo in cui la TV di quegli anni raccontava l’avventura: con leggerezza, con un po’ di ingenuità, ma sempre con grande energia.
Gli attori principali di Riptide furono:
Il trio funzionava a meraviglia, bilanciando perfettamente i caratteri. Dopo la fine della serie, i tre attori continuarono a lavorare, ma nessuno raggiunse mai la popolarità ottenuta con Riptide.
Perry King apparve in diversi film e telefilm, Joe Penny ebbe una discreta carriera televisiva in serie come Jake e McCabe, mentre Thom Bray si spostò dietro le quinte, lavorando come sceneggiatore e insegnante.
Nel nostro Paese, Riptide fu trasmesso sulle emittenti private e divenne subito una presenza familiare nei pomeriggi di tanti ragazzi. Non ebbe forse lo stesso impatto di colossi come Magnum P.I. o A-Team, ma conquistò una nicchia fedele di spettatori che ancora oggi ne ricordano i particolari più curiosi.
Era un telefilm che si seguiva senza troppa serietà, ma che regalava un senso di avventura, di complicità e di spensieratezza.
La forza di Riptide sta tutta nel suo essere un prodotto “di compagnia”. Non pretendeva di essere realistico, né di lasciare messaggi profondi. Ma sapeva intrattenere e trasmettere l’idea che con l’amicizia, un po’ di astuzia e qualche mezzo bizzarro (come un elicottero rosa), ogni mistero poteva essere risolto.
Chi è cresciuto negli anni ’80 e ’90 difficilmente ha dimenticato quelle atmosfere leggere e avventurose. Oggi, rivedendo qualche episodio, si ha la sensazione di fare un tuffo in un mondo televisivo più ingenuo ma anche più autentico.